Dal prossimo 16 gennaio al 21 gennaio 2019

La mostra si articola in una collezione di 30 opere con  immagini di due tipologie: la prima costituita da frammenti scartati e recuperati da rovine di edifici colpiti dal terremoto (porte scardinate, avanzi di infissi, frammenti di tavole, etc.), impiegati come supporto per sovrapposizioni pittoriche evocanti il sisma e suggerite da forme e trame dei materiali stessi,  la seconda da 20 dipinti su tela, rappresentanti scenari legati ai ricordi personali dell’artista di Amatrice e le Ville.

L’esposizione, nata da esperienza radicale, quindi trasferita a proposta artistica, offre come tema rilevante i sismi del 24 Agosto 2016, con repliche del 30 Ottobre e del 18 Gennaio 2017, che hanno di fatto obliterato qualsiasi vestigia fisica della città di Amatrice, lasciando al suo posto soltanto alti cumuli detriti e di materiali inerti, non più riconoscibili né collocabili, appunto i Relitti, e una collezione di immagini e di figure evanescenti, ritenute nei Ricordi.

Dal dialogo spezzato, ripreso tra i materiali refusi e le memorie aleggianti, sorge il movente raffigurativo, compito esclusivo dell’artista, a dare forma a quanto oggi non c’è più. Ed in questo, offrire testimonianza, personale e collettiva, di quanto recuperabile dal perduto. Ma anche, attraverso tale metamorfosi pittorica, nuova sembianza e fonte di speranza tesa a una rinascita.

 Quanto salvato dal natìo intende offrire, da parte dei propositori, anche una valenza germinale, perché replicabile in altre località Italiane colpite dal sisma. In particolare, si pensi a: Belice, Friuli, Irpinia, Assisi, L’Aquila, Reggio, Norcia costituendo un’ideale spina dorsale che percorre tutta la nostra Penisola.

Tale possibile sviluppo prevedrebbe una chiamata ad artisti originari dei luoghi colpiti ad esporre proprie collezioni di opere, riferite tanto agli eventi veri e propri quanto ai ricordi preteriti. In questo tempo, in cui una delle maggiori necessità in Italia è data da una chiamata all’unità, il progetto può costituire un significativo momento di aggregazione e condivisione per tutti i connazionali, accomunati tanto da un vivo sentimento collettivo, quanto dagli impegni personali, profusi nel corso di tali sfortunati eventi.

 

L’artista

Sergio Magalini è nato ad Amatrice nel 1927, dove la famiglia materna era titolare di una delle farmacie storiche dal 1700. Attratti dalle dinamiche del tempo, la famiglia si trasferì poi a Roma nel ‘39. Conseguita nel ‘51 la laurea in Medicina, nel ‘55 ha accolto l’incarico di assistant-professor della Università di Harvard, trasferendosi con la famiglia negli USA. Rientrato in Italia nel ‘70, è divenuto primario di Tossicologia presso l’Istituto di Anestesiologia e Rianimazione dell’Università Cattolica del S. Cuore; e istituendo nel ‘79 il Centro antiveleni del Policlinico A. Gemelli – il primo informatizzato al mondo – da lui diretto fino al ‘99.

Alla professione clinica ha a lungo affiancato un interesse per la pittura, concretizzato in alcune esibizioni e pubblicazioni. In particolare, parte della sua ricerca pittorica è orientata al recupero e alla re-interpretazione di oggetti lignei riscattati dal mare (Cfr. personale: Le voci del legno, Galleria Incontro d’Arte, Roma, 2000; e la pubblicazione monografica: Straccali – Immagini dal Mare Magnum, 2014 – disponibile su Amazon).

‘Un promotore del recupero e della rianimazione’, ama definirsi l’artista, parafrasando l’attività para-divina espletata ancor’oggi a 91 anni, per vocazione e passione, tanto come medico, quanto dal libero ricreativo.