venerdì 28 luglio 2023, ore 21.00

All’interno della rassegna Summer Merulana, Palazzo Merulana, sede della Fondazione Elena e Claudio Cerasi, gestito e valorizzato da Coopculture, è lieto di ospitare “IL PARTIGIANO SANTIAGO”, una serata di storie e di racconti del Partigiano ITALO CALVINO.

ANDREA DE MANINCOR in “IL PARTIGIANO SANTIAGO”, una serata di storie e di racconti del Partigiano ITALO CALVINO.

All’indomani dell’uccisione del giovane medico e comandante partigiano Felice Cascione per mano fascista, avvenuta nel gennaio del 1944, Italo Calvino aderisce assieme al fratello Floriano alla seconda divisione d’assalto partigiana “Garibaldi” intitolata allo stesso Cascione.

Imparerà ad ammirare l’organizzazione partigiana comunista, oltre alla particolare forza di spirito che animava i suoi uomini.

In una lettera all’amico Scalfari dirà: “La mia vita in quest’ultimo anno è stato un susseguirsi di peripezie […] sono passato attraverso una inenarrabile serie di pericoli e di disagi; ho conosciuto la galera e la fuga, sono stato più volte sull’orlo della morte.

Ma sono contento di tutto quello che ho fatto, del capitale di esperienze che ho accumulato, anzi avrei voluto fare di più”.

Il 17 marzo 1945, quando ormai gli Alleati sono in Italia, Calvino è protagonista attivo nella Battaglia di Bajardo, una delle ultime battaglie partigiane.

Ricorderà l’evento nel racconto Ricordo di una Battaglia, scritto nel 1974 (Il suo nome da partigiano era “Santiago”, dal nome del paesino cubano, dove egli era nato 20 anni prima).

L’esperienza partigiana sarà alla base del suo primo romanzo Il Sentiero dei Nidi di Ragno, e della raccolta di racconti Ultimo viene il Corvo.

Attraverso i racconti partigiani di Italo Calvino, si scoprirà come lo scrittore ha vissuto quegli anni, cruciali per la nascita dell’Italia libera dal fascismo e dal nazismo, e come li ha narrati nei suoi libri.

Un esercizio di MEMORIA e di MEMORIE per ricordare alle nuove generazioni quello che è stato, ed è stato fatto da persone come Calvino e da molti che, come lui, liberarono il nostro paese dalla tirannia nazifascista.

Egli, in una risposta al questionario di un periodico milanese, “Il Paradosso”, si definisce un anarchico “La mia scelta del comunismo non fu affatto sostenuta da motivazioni ideologiche.

Sentivo la necessità di partire da una “tabula rasa” e perciò mi ero definito anarchico […].

Ma soprattutto sentivo che in quel momento quello che contava era l’azione; e i comunisti erano la forza più attiva e organizzata.” Ma proprio grazie all’esperienza di quegli anni di clandestinità

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