sabato 5 dicembre 2020

Il privilegio di poter entrare in punta di piedi. Farsi piccoli, con gli occhi grandi. Varcare le porte, indossare il binocolo, guardare attraverso le sue lenti: per ingrandire l’immagine, approssimarsi all’oggetto della contemplazione, concedersi di vivere un incontro ravvicinato con degli oggetti singolari. Opere d’arte sole, attualmente assembrate in sale vuote, percorribili solo attraverso la visione virtuale: mai come durante quest’anno ci siamo sentiti così distanti – tra di noi, tra noi e i luoghi del cuore, dell’anima, della mente, le innumerevoli esperienze di riflessione e di scambio – mai come quest’anno sentiamo il bisogno di prossimità, di vicinanza, di poesia.

Per la XVI edizione della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI, Palazzo Merulana propone una produzione inedita, alla riscoperta delle opere della Collezione Cerasi a partire dagli occhi dei ritratti, pittorici e scultorei, prendendo libero spunto e ispirazione dalla teoria dell’Aura di Walter Benjamin. A 80 anni dalla sua scomparsa, e le riflessioni del grande filosofo tedesco appaiono in questo momento storico quanto più contemporanee e necessarie.

Il gesto di guardare qualcuno o qualcosa porta intrinsecamente dentro di sé l’aspettativa che il nostro sguardo ci verrà restituito dall’oggetto contemplato. Quando questa aspettativa è attesa […] ecco che si ha piena esperienza dell’Aura.

  • Walter Benjamin, On some motifs in Baudelaire 1939

Quando guardiamo un oggetto, una persona, un’opera d’arte ci aspettiamo, a un certo punto che il corpo osservato ci restituisca il suo sguardo, ci guardi a sua volta: quando questo accade, l’Aura si manifesta. Nell’epoca della riproducibilità tecnica, la sfida è percepire l’Aura, ovvero permettere la possibilità di essere guardati a nostra volta. Una modalità di percezione, non intrinseca negli oggetti, ma un modo di vedere, di strutturare la visione, che è inter-soggettivo.

Nel nostro guardare qualcosa o qualcuno, siamo attratti dallo sguardo che ci viene restituito, e in quel momento ne percepiamo la distanza. L’Aura è la manifestazione della distanza, che separa uno sguardo dall’altro ricambiato, non importa l’oggetto contemplato sia vicino. E’ la relazione speciale tra tempo e spazio, che rende l’opera d’arte unica e autentica. Ed è proprio in quel momento, quello in cui ci rendiamo conto tanto della distanza quanto della prossimità, tramite la restituzione dello sguardo, che vi è poesia, in quanto risveglia nella nostra mente il sogno e ci porta a voler avvicinarcisi. Un momento effimero, che avviene e svanisce tutto a un tratto, pur permanendo nella memoria.

 

Musei chiusi, occhi aperti.
Dentro gli sguardi delle opere del Novecento italiano: rispettare la distanza, per sentirsi più vicini.

Guarda il video 

 

Produzione: CoopCulture
Palazzo Merulana, Via Merulana 121, Roma